Settembre è il Mese Mondiale per il morbo di Alzheimer, che è culminato il 21 Settembre nella XXVII Giornata Mondiale.
Il morbo di Alzheimer prende il nome dal neurologo tedesco che per la prima volta nel 1907 ne descrisse i sintomi e gli aspetti patologici. Facendo l’autopsia, il medico notò segni particolari nel cervello di una donna che era morta per una strana malattia mentale.
Evidenziò la presenza di agglomerati e di fibre aggrovigliate, oggi riconosciuti come i danni sui tessuti nervosi di una malattia di cui ancora non si conoscono le cause.
Ha, in genere, un inizio subdolo: le persone cominciano a dimenticare alcune cose, per arrivare al punto in cui non riescono più a riconoscere nemmeno i familiari.
Il morbo di Alzheimer oggi colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni e in Italia si stimano circa 500mila ammalati. È la forma più comune di demenza senile. Colpisce la memoria e le funzioni del cervello, come la capacità di parlare e di pensare. Può causare anche altri problemi fra cui stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento.
Il decorso della malattia è lento e in media i pazienti possono vivere fino a 8-10 anni dopo la diagnosi della malattia.
DIAGNOSI
Per porre una diagnosi di Alzheimer è necessario sottoporre il paziente a degli esami cerebrali specifici che siano in grado di rilevare l’accumulo della proteina neurotossica beta amiloide. Vengono utilizzati per tale scopo:
- la risonanza magnetica ad alta definizione;
- la tomografia a emissione di positroni (PET);
- una puntura lombare per misurare la presenza nel liquido cerebrospinale della beta amiloide e della proteina tau (un’altra proteina coinvolta nella patologia).
TERAPIA
I farmaci attualmente disponibili – gli inibitori dell’Acetilcolinesterasi – sono in grado di migliorare i sintomi della malattia e rallentarne temporaneamente la progressione. Altri farmaci permettono poi di controllare i sintomi più invalidanti e disturbanti della malattia come la depressione, i disturbi del sonno, i disturbi comportamentali (deliri, allucinazioni, agitazione).
La FDA, l’ente che regola i farmaci negli USA, ha appena rilasciato un primo via libera ad un anticorpo monoclonale espressamente mirato per rallentare il decorso della malattia.
Dai primi dati, sembra che questo farmaco innovativo riesca a rimuovere in parte il composto che si deposita nel cervello, creando una specie di “nebbia” che isola lentamente dal mondo, distruggendo ricordi e affetti.
Si tratta del primo trattamento che interessa il decorso e non si limita solo ai sintomi.
Questo via libera arriva dopo vent’anni di ricerche scientifiche che non sono andate a buon fine. Anche se il percorso per l’approvazione finale e l’autorizzazione all’immissione in commercio sono ancora distanti, questo via libera rappresenta una grande speranza per milioni di malati in tutto il mondo.
Per ulteriori approfondimenti esiste un sito italiano che raccoglie tutte le news relative all’argomento, www.alzheimer.it